Promozione speciale teatro per i nostri lettori
Stasera e domani sera, promozione speciale a euro 11,50
per lo spettacolo:
L’ITALIA DELL’AMIANTO
dalla Scala di Milano al Velodromo di Roma
di e con Ulderico Pesce
produzione Centro Mediterraneo delle Arti e TieffeTeatro Milano
durata 65 minuti
Con L’Italia dell’amianto: dalla Scala di Milano al Velodromo di Roma, di e con Ulderico Pesce, prodotto da Centro Mediterraneo delle Arti e Tieffe Teatro Milano, si chiude, dal 17 al 22 maggio, la stagione del Teatro Menotti al Teatro Verdi.
L’Italia dell’amianto: dalla Scala di Milano al Velodromo di Roma prende a pretesto la storia d’amore tra Nico e Maria per narrare il grave problema dell’amianto in Italia che uccide 6.000 persone all’anno nell’indifferenza generale.
Nico è un aspirante giornalista, figlio di un operaio della Breda di Milano che ha lavorato utilizzando amianto e si è ammalato di mesotelioma pleurico; Maria è una giovane cantante lirica che vive di fronte all’Ilva di Taranto. I due si rincorreranno per l’Italia e incontreranno casi estremi. Prima, a Milano, si imbattono nella storia di Enzo Mantovani, il siparista del Teatro alla Scala, che ha un cancro ai polmoni, provocatogli proprio dal sipario taglia fuoco contenente amianto, che divideva la platea dal palcoscenico. Il tempio della cultura musicale italiana uccide come l’acciaieria della Breda di Sesto San Giovanni, l’Ilva di Taranto, l’Eternit di Casale Monferrato, la Fincantieri di Monfalcone ecc.
Maria, da cantante lirica, è molto sensibile alla vita del siparista del Teatro alla Scala, lo frequenta e indaga sulla sua passione per il bel canto stroncata dall’amianto del sipario. Nico e Maria scoprono che i morti per amianto alla Scala sono addirittura otto, l’ultima avvenuta nel novembre del 2015 e tre lavoratori risultano ammalati, tra i quali un pianista. Tra i lavoratori del teatro milanese morti per mesotelioma ritrovano l’ex vigile del fuoco Roberto Monzio, il falegname Antonio Palmisano, l’addetto al montaggio spettacoli Salvatore Palombi, la soprano Edith Martelli ed altri. Nonostante l’uso dell’amianto fosse stato proibito con una legge del 1992, alla Scala di Milano, gli ultimi materiali contenenti amianto, risultano rimossi, vergognosamente, solo prima dell’inizio di Expo 2015.
Le Istituzioni italiane, con il caso amianto, fanno parlare del paese della vergogna sia da un punto di vista legislativo, visto che il nostro paese ha messo al bando l’amianto solo nel 1992, quando invece la sua pericolosità era stata accertata già nel 1898; sia da un punto di vista operativo, visto che ancora oggi abbiamo 32 milioni di tonnellate di materiale contenente amianto da bonificare, e 38.000 siti a rischio sparsi per lo Stivale.
L’amore tra Nico e Maria, alla luce delle scoperte, diventa una battaglia a difesa della salute e dell’ambiente e così incontrano gli abitanti di Sesto San Giovanni, dove sulle ex aree della Breda, della Falk, della Magneti Marelli, stracolme di amianto, stanno nascendo palazzi e centri commerciali, ultimo esempio è “Vulcano” eretto da Caltagirone; incontrano gli abitanti del quartiere Santa Giulia di Milano, dove sono stati costruiti migliaia di appartamenti su un’area non bonificata, dove insistevano l’ex acciaieria Radaelli e la ex Montedison. Nico e Maria, nel vortice della passione, che è anche vortice della scoperta, incontrano ancora gli ex operai della Fincantieri di Monfalcone; i familiari degli ex operai della Eternit di Casale Monferrato e gli abitanti di Balangero vicino a Torino, di Biancavilla vicino a Catania e di altre località sparse per l’Italia.
Il loro peregrinare li porta infine, il 24 luglio del 2008, all’ Eur di Roma, dove Maria ha gli zii che lavorano come portieri in un palazzo in viale dell’Umanesimo 178, che si affaccia sul Velodromo, la pista ciclabile costruita per le Olimpiadi degli anni ’60, stracolma di amianto, la pista più perfetta la mondo, progettata dall’architetto Cesare Ligini, con il campo di calcio in mezzo. Dal balcone di quel palazzo assistono all’abbattimento del Velodromo, avvenuto senza le giuste autorizzazioni, alle ore 17.45 del 24 luglio del 2008, grazie a 1.800 cariche di tritolo, che fanno venire giù 66mila metri quadrati di pista ciclabile, una nuvola di polvere di cemento e amianto, che avvolge e invade i palazzi dell’ Eur di Roma nell’indifferenza assoluta.
TRA TEATRO E LIBERTA’ DI STAMPA
Il teatro è totalmente morto. Uno spazio architettonico che vivacchia grazie a scambi, finanziamenti ambigui, intrallazzi politici, combriccole e sotterfugi. Un luogo architettonico dal quale, soprattutto i giovani, si tengono, giustamente, a debita distanza lasciando la vetrina ad una casta chiusa in sé stessa che si autocelebra.
Anche la libertà di stampa, che vede l’Italia al settantaquattresimo posto nel mondo, è morta come il teatro, molti argomenti sono diventati tabù nella nostra società. Molti attori e registi assoldati, molti editori, molti giornalisti assoldati, tutti a lavoro per costruire un’apparenza di benessere e tranquillità per abbonati sonnolenti.
La vita, la strada, viceversa, rimangono vive, piene di storie, piene di gioie e di dolori. Esiste una drammaturgia della strada che mi ha sempre incantato. Ho cercato di portare in teatro, un luogo morto, quello che certa stampa e certi teatri evitano di raccontare, ho cercato di portare in scena l’incanto della strada, le storie che ho visto con i miei occhi e ascoltato provando forti emozioni. Ho lavorato molti anni a Mosca, nel teatro russo, che è più povero di quello italiano ma più vivo. Da quelle parti la drammaturgia della strada l’hanno fatta entrare in teatro, o meglio, hanno trasformato la strada in teatro.
Con il gruppo di lavoro che dirigo cerchiamo di frequentare la strada e le periferie. Cerchiamo di portare in teatro temi caldi, un linguaggio vivo e un uso del corpo e della voce che è strutturato sulla organicità e sulla verità.
Questo lavoro sull’amianto sa di fabbrica, di magli, di saldature a scintillìo, di emigrazione e sfruttamento; sa di sipari fatti di amianto, di bombole di ossigeno, di esplosioni, di regole violate, di uomini e donne sacrificate al Dio danaro, sa di voci celestiali e di laringectomizzati, sa di malattia, di morte e di indifferenza, sa di Italia.
Ulderico Pesce
TEATRO MENOTTI
Via Ciro Menotti 11 – Milano
tel. 02 36592544
Orari di biglietteria
lunedì e mercoledì dalle 15.00 alle 18.00
martedì, giovedì, venerdì dalle 15.00 alle 19.00
sabato dalle 15.30 alle 19.00