Iran: la reazione negativa contro i baha’i espone l’estrema ostilità delle autorità per la minoranza religiosa
Fonte: ohchr.org
GINEVRA (8 giugno 2016) – Due esperti di diritti umani delle Nazioni Unite hanno affermato oggi che l’attuale ondata di istigazione all’odio verso la comunità baha’i, riflessa nei discorsi fatti da funzionari religiosi, giudiziari e politici della Repubblica Islamica dell’Iran “ha esposto l’estrema ostilità delle autorità iraniane per gli aderenti alla minoranza religiosa.”
“Attacchi verbali da parte di funzionari statali contro una comunità già vulnerabile come i baha’i sono estremamente preoccupanti, non solo perché violano apertamente gli obblighi legali internazionali dell’Iran di non discriminare i suoi cittadini, ma perché potrebbero incoraggiare discriminazione e atti violenti contro questo gruppo”, ha affermato Ahmed Shaheed, Special Rapporteur delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Iran.
L’ultima reazione negativa contro la comunità baha’i in Iran è iniziata dopo che la figlia dell’ex Presidente Akbar Hashemi Rafsanjani, Faezeh Hashemi, ha visitato la casa di Fariba Kamalabadi, il giorno 13 maggio, dopo che alla signora Kamalabadi era stato concesso un rilascio temporaneo dalla prigione. La signora Kamalabadi è una dei sette leader baha’i che sono stati in prigione nel paese dal 2008 per aver esercitato pacificamente la loro fede.
Il 18 maggio, il portavoce ufficiale della magistratura, Gholamanhossein Mohseni Ejei, ha annunciato che la magistratura avrebbe intrapreso una causa formale contro la signora Hashemi, che aveva conosciuto la signora Kamalabadi durante un breve periodo di prigionia nella prigione di Evin nel 2012, perché la sua decisione di incontrare un prigioniero politico costituiva un “atto molto sgradevole e osceno.”
Secondo quanto riportato, dalla metà di maggio, 169 leader religiosi, della magistratura e politici hanno parlato o scritto apertamente contro la comunità baha’i in Iran. Tra il 18 maggio e il 4 giugno, i sermoni del venerdì di ecclesiastici nominati dall’Ufficio del Leader Supremo hanno attaccato, condannato o criticato le credenze abbracciate dai membri della comunità baha’i, dichiarando che la fede baha’i è essenzialmente un partito politico mascherato da religione.
Dopo i sermoni del venerdì, un numero di giornali ha pubblicato articoli e op-ed che collegano membri della comunità baha’i ai nemici dell’Iran, marchiandoli come “sionisti” e incoraggiando alla violenza. Il 4 giugno, per esempio, Tasnim News Agency ha ricordato ai suoi lettori che la fede baha’i fu creata dalla Gran Bretagna e da Israele, che il considerare il “bahaismo” una religione legittima equivarrebbe ad attaccare l’Imam Occulto, e che gli individui che sono in contatto con questa setta devono essere perseguiti legalmente.
“Commenti del genere sono vergognosi specialmente dato che così tanti baha’i sono già sottoposti ad arresti arbitrari, irruzioni in casa, confisca e distruzione delle loro proprietà e attività commerciali, diniego di impiego lavorativo, e accesso ristretto all’educazione”, ha sottolineato Shaheed. “[tali commenti] dimostrano chiaramente la sistematica e continuativa persecuzione di questa comunità da parte dello stato.”
Ci sono al momento almeno 72 baha’i in prigione solamente a causa delle loro credenze e pratiche religiose.
Lo Special Rapporteur delle Nazioni Unite, Heiner Bielefeldt, ha osservato che “i baha’i sono sempre stati un gruppo vulnerabile e marginalizzato, privo di appropriata protezione legale, perché la costituzione iraniana non li riconosce ufficialmente come una minoranza religiosa.”
“La retorica sempre più ostile contro la comunità baha’i non solo spoglia i suoi membri dei propri diritti e li tratta come cittadini di seconda classe” ha detto Bielefeldt, “Pone l’intera comunità di fronte a un precipizio molto pericoloso, dove la loro stessa esistenza viene minacciata.”
L’esperto ha ricordato che il governo iraniano è un membro del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici e del Patto Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali e ha affermato: “Queste convenzioni non solo proteggono il diritto delle persone alla libertà religiosa, che è un diritto inderogabile, ma anche il loro diritto alla libertà e alla sicurezza della persona”.
“Dopo anni di pregiudizio senza ritegno contro la comunità baha’i, l’ultimo round di attacchi e istigazione all’odio è veramente scioccante e assolutamente inaccettabile” ha detto Shaheed.
Lo Special Rapporteur sollecita le autorità iraniane “a porre fine a tutte le forme di discriminazione e istigazione contro i baha’i e a investigare accuratamente, e perseguire legalmente, gli individui che commettono questi atti, nonostante il loro rango o posizione.”
Gli esperti delle Nazioni Unite hanno rinnovato il loro appello al governo iraniano di porre fine ad una discriminazione sanzionata dallo stato contro la minoranza. Hanno incoraggiato le autorità a riconsiderare i casi legali dei 72 baha’i attualmente in prigione per aver organizzato incontri religiosi, per aver sostenuto il diritto all’educazione, o per gestire gli affari religiosi e amministrativi della loro comunità.
I Special Rapporteur Ahmed Shaheed e Heiner Bielefeldt fanno parte delle Procedure Speciali del Consiglio per i Diritti Umani. Procedure Speciali, l’organo più numeroso di esperti indipendenti nel sistema dei diritti umani dell’ONU, è il nome comunemente usato per i meccanismi indipendenti di monitoraggio e inchiesta che si occupano della situazione di paesi specifici o di specifici problemi ovunque nel mondo. Gli esperi di Procedure Speciali lavorano come volontari; non sono staff dell’ONU e non ricevono uno stipendio per il loro lavoro. Sono indipendenti da ogni governo e organizzazione e servono a titolo personale.
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