Yemen: le autorità Huthi devono rilasciare i baha’i detenuti e porre fine al giro di vite contro le minoranze
Fonte: Amnesty International Traduzione di G.S. Anayati
17 Agosto 2016
Il gruppo armato Huthi che controlla parti dello Yemen deve assicurare immediatamente il rilascio dei 27 membri della religione Baha’i che sono stati detenuti nella capitale, Sana’a, per una settimana, senza accuse, in un palese caso di persecuzione di una minoranza religiosa, ha affermato oggi Amnesty International.
Funzionari armati del Bureau della Sicurezza Nazionale (NSB) dello Yemen, che lavora mano nella mano con le autorità armate Huthi, coperti da passamontagna, hanno preso d’assalto un incontro di giovani Baha’i a Sana’a il 10 agosto, arrestando 65 persone tra cui 14 donne e sei persone sotto i 18 anni, senza un mandato di arresto. Altri arresti sono stati compiuti ieri.
“L’arresto arbitrario di persone baha’i per aver partecipato ad un evento comunitario pacifico è completamente ingiustificabile. Questo è solo l’esempio più recente della persecuzione che le autorità conducono contro le religioni minoritarie,” ha affermato Magdalena Mughrabi, Deputy Director di Amnesty International per il Programma del Medio Oriente e del Nord Africa.
“Gli Huthi devono porre fine alle molestie contro le minoranze e rispettare il diritto di libertà religiosa, un diritto che è racchiuso nella costituzione del paese stesso e nelle norme di diritto internazionale.”
Alcuni dei partecipanti detenuti sono stati rilasciati, mentre i fratelli al-Sakkaf, mariti di due donne arrestate, sono stati convocati al NSB e in seguito arrestati. Ancora 27 rimangono in custodia dell’agenzia, senza avere accesso ad avvocati o a visite famigliari.
La detenzione di baha’i a causa della loro fede viola gli obblighi dello Yemen sotto il diritto internazionale e sembra essere parte di un più ampio giro di vite contro le minoranze da parte delle autorità Huthi. I baha’i venivano perseguitati a causa della loro fede anche sotto l’ex presidente Ali Abdullah Saleh prima del conflitto armato.
I fratelli al-Sakkaf erano già stati arrestati dalle autorità Huthi nel marzo 2015, tenuti in custodia per due giorni, ed erano stati interrogati a riguardo della loro fede e di altri membri della comunità. Erano stati rilasciati senza accuse.
Il Patto Internazionale per i Diritti Civili e Politici (ICCPR), che lo Yemen ratificò nel 1987, garantisce il diritto di ognuno di adottare la religione o il credo di propria scelta e di praticare la propria religione “individualmente o.. con altri e in pubblico o in privato”.
Il codice penale dello Yemen tuttavia impone punizione per il “crimine” di apostasia così come per tentare di convertire musulmani ad altre fedi.
La detenzione dei baha’i per una settimana senza accuse e senza che il caso venga presentato ad una corte viola la disposizione della costituzione yemenita, che prevede che chiunque venga arrestato, debba essere presentato ad una corte entro 24 ore dall’arresto.
In un caso analogo, il membro baha’i Hamed Haydara è in attesa dell’udienza finale in tribunale il 25 settembre 2016. Fu arrestato nel dicembre 2013 e accusato di aver tentato di convertire musulmani alla fede baha’i.
Le accuse mosse contro di lui, tra le altre, sono di apostasia, di lavorare per il governo israeliano e di minare l’indipendenza dello stato yemenita, tutte accuse che implicano una condanna a morte per la legge dello Yemen.
Amnesty International è contraria alla pena di morte in ogni caso e senza eccezione.