La yazida Nadia Murad è stata eletta “donna dell’anno”
di Monica Macchi
Nadia Murad è stata eletta “donna dell’anno”: porta una testimonianza diretta del genocidio degli yazidi, etnia curda e minoranza religiosa accusata dai dogmatici sunniti di essere “adoratori del Diavolo” e quindi senza lo status di “dhimmi”. Oggetto di attentati prima da Al Qaeda e ora da Daesh, sono considerati bottino di guerra per il lavoro forzato ma anche schiave sessuali vendute all’asta con diversi passaggi di proprietà. Si calcola che 6000 donne e bambini abbiano subito schiavitù spirituale, fisica e sessuale in uno stupro collettivo che distrugge persone, villaggi, ed anche il patrimonio culturale di città monumentali come Tadmur (Palmira),chiese cristiane, templi yazidi e i resti dell’antica civiltà assira. Sono state ritrovate ad oggi 37 fosse comuni considerate dal punto di vista giuridico come prova “sufficiente” per poter usare il termine genocidio ma a livello internazionale non si è ancora mosso niente, anzi chi scappa dalla schiavitù e dalla morte si ritrova ad affrontare un alt(r)o rischio di morte: il Mediterraneo è il confine più pericoloso. E l’Occidente deve anche imparare saper distinguere: Daesh (che secondo Nadia è funzionale a interessi territoriali e internazionali visto che alcuni l’hanno aiutato e alcuni non hanno reagito) sta applicando quello che crede essere la shariyya islamica ma il crimine non ha e non può avere religione.