Hai dato soldi agli zingari !
lavoro delle associazioni, degli organi di stampa, degli insegnanti e
di tanti altri è importante soprattutto per abbattere i pregiudizi;
è un lavoro necessario se, nel 2014 e in una città grande e
cosmopolita come Milano, un ragazzo si rivolge al Sindaco e lo
apostrofa con queste parole: “Hai dato i soldi agli zingari e ai
rom, sei una merda”.
si può dissentire dalle scelte politiche e istituzionali che
riguardano i cittadini, ma bisogna vedere i modi e le motivazioni.
corso della prima Giornata della legalità, che si è tenuta il 21
marzo presso il Teatro Dal Verme, il sindaco, Giuliano Pisapia, è
stato contestato da Alessandro, uno degli studenti in platea. Più
volte il ragazzo ha urlato la suddetta frase al primo cittadino che
lo ha invitato ad un confronto diretto e più pacato e, una volta
impugnato il microfono, Alessandro ha criticato la scelta di
aumentare i costi dell’Imu, dell’Irpef e dei biglietti dei trasporti
pubblici, aggiungendo che invece siano stati regalati dei soldi agli
zingari “mentre vedo nel mio quartiere gente che non arriva a fine
mese. Io mi informo”.
un bene che i giovani si informino, ma la responsabilità è degli
adulti che si occupano di informazione, che costruiscono le notizie,
che formano – con le loro parole – l’opinione pubblica. Mescolare, in
maniera superficiale, il tema della crisi economica, con i tagli ai
servizi e con gli “zingari” è frutto di malainformazione, di
stereotipi e di diffidenza generati dalla mancanza di
approfondimento.
vogliamo prendere posizione sull’operato di Pisapia, né questa è
una difesa d’ufficio, ma siamo d’accordo con lui quando dice, come ha
ricordato anche allo studente: “ …Non bisogna mettere tutti sullo
stesso piano, ma bisogna giudicare persone per persona, per l’impegno
che ci mette, se fa le cose per se stesso o per gli altri”. Se i
soldi non ci sono, non ci sono né per gli italiani, né per gli
stranieri. Tutti dobbiamo rimboccarci le maniche e, magari, smettere
di alimentare le barriere mentali verso altre persone di diversa nazionalità
e di fomentare una guerra tra poveri. Anche di spirito.