La crisi della democrazia in Ecuador
Di seguito il comunicato congiunto dello European Center for Transitional Justice e del Collegio Latinoamericano dei giornalisti sulla grave condizione delle democrazia in Ecuador in seguito alla recenti elezioni presidenziali.
Le ultime elezioni presidenziali in Ecuador, del 19 Febbraio 2017, hanno rilevato un forte malfunzionamento della democrazia nel paese, del diritto di voto nonché una corruzione dilagante.
Negli ultimi mesi, l’Ecuador vive una crisi, caratterizzata da una forte tensione tra i sostenitori dell’uscente presidente Rafael Correa (fortemente contestato in particolare per i suoi legami con la compagnia petrolifera brasiliana “Odebrecht” e per la distruzione della riserva naturale Yasunì, nel nord-est del Paese) e i suoi oppositori. Una crisi che risulta aggravata dal risultato del ballottaggio che si è tenuto il 2 Aprile.
Dalla notte del 2 Aprile – quando già come accaduto la notte del 19 Febbraio – parte della società civile ha lamentato brogli elettorali, si registrano proteste di piazza e una crescente contrapposizione tra i sostenitori di Correa e del neo eletto presidente Lenìn Moreno e i sostenitori dello sconfitto candidato Guillermo Lasso che puntano a ottenere la riapertura delle urne elettorali dal Comitato Nazionale Elettorale (CNE) per il riconteggio dei voti espressi.
Il Presidente del CNE, nonostante le forti pressioni, la denuncia di brogli elettorali da parte di Lasso e le segnalazioni provenienti dalle circoscrizione estere, il 4 Aprile alle 13.30, ha confermato l’elezione di Moreno alla carica di presidente dell’Ecuador, garantendo così continuità di Governo al partito socialista di maggioranza, “Alianza Paìs”.
Nel Paese è oggi attiva una commissione di osservatori elettorali dell’Organizzazione degli Stati americani (OAS).
In questo difficile contesto, parte della società civile e dell’esercito hanno deciso di agire a tutela della democrazia, nel tentativo di sensibilizzare verso le profonde violazioni del diritto di voto. Tra i principali attori di questa protesta figura il capitano di Marina Edwin Ortega Sevilla.
Data l’attuale situazione nel Paese e l’evoluzione degli scontri di piazza Alicia Erazo, giornalista, referente italiana per il Consiglio Latinoamericano dei giornalisti e Martìn Eduardo Botero, Presidente dello European Center of Transitional Justice esprimono la loro forte preoccupazione per la conservazione della democrazia e la tutela dei diritti fondamentali della popolazione.
Buona sera, mi permetto rispondere a questo articolo con la convinzione, che chi abbia scritto questo breve articolo, abbia informazioni da ambedue le parti, nonché ci sia qualcuno presente nel paese che segua tutta la vicenda, ciò che accade in Ecuador oggi é un gioco complicato di poteri; dentro la storia del mio paese ci sono tanti alti e bassi, molto, moltissimo da fare. Purtroppo, il cambio al socialismo é stato un duro colpo per tutti, non tutto é una meraviglia, ci sono cose che devono essere corrette, altre sono state un cambio positivo, ma non tutti sono d’accordo. Manca coerenza e convinzione in questo paese, da parte di coloro che vogliono fare un cambio. Una gran parte della popolazione crede che il governo debba andarsene, debba essere cambiato, ma l’opposizione é costituita dalle stesse mummie di sempre, che non risultano essere garanzia di democrazia e difesa dei diritti (molti di loro erano presenti in governi passati, che ci hanno rovinati, che ci hanno messo paura e a suo tempo non hanno fatto niente per il popolo, solo per i suoi interessi) l’opposizione che dice essere qui per liberare il popolo da un dittatore, non é stata capace di unirsi e scegliere chi debba andare al potere nelle elezioni del 19 febbraio, in televisione e nella loro campagna non facevano che lanciarsi indirette e parlare male dell’altro e dire chi erano davvero i loro oppositori, é per questo che i voti si sono disgregati fra i vari partiti e nessuno ha vinto. Molti di quelli che hanno votato per Lasso, non l’hanno fatto per convinzione, ma semplicemente perché l’altro non gli andava a genio, ed é per questo che non siamo immersi in proteste come Venezuela, dove tutti scendono in Piazza, ma qui sono solo una piccola parte, quelli che sono davvero convinti di Lasso e non proprio tanti come dovrebbero, da quello che dicono loro. Non si sono neanche presentati alla revisione dei voti, nonostante non si siano aperte tutte le urne loro dovevano essere lí, essere presenti per convinzione e per dimostrare che é quello che credono e che non si lasceranno prendere per scemi, ma non ci sono, a mó di protesta e perdono credibilità. Il panorama non é bello, ma é difficile da spiegare, ed é difficile dire fino a che punto si va contro i diritti, quando il governo formalmente si predispone a mettere da parte sua, almeno in apparenza e gli altri fingono di essere vittime e non lottano per davvero…