“LibriLiberi”: Meglio essere felici: parola di Bauman
Il diritto alla felicità non va sottovalutato, tanto che se ne è occupato anche Zygmunt Bauman.
Il tema della felicità percorre tante strade, tante discipline, tutta la nostra esistenza: si parla, infatti, di famiglia, di società, di politica, di economia. Ecco perchè il celebre sociologo da poco scomparso se ne è occupato in un libercolo dal titolo Meglio essere felici, edito da Irruzioni, con una prefazione di Massimo Arcangeli.
Le definizioni di “felicità” possono essere molteplici: Kant sostiene che sia un concetto indeterminato perchè nessuno è in grado di spiegare in modo esauriente cosa desidera davvero e Goethe risponde nel suo modo sempre arguto e dice: “ Sì, ho avuto una vita molto felice” ma poi sostiene di non ricordare una singola settimana dominata da questo sentimento.
Bauman afferma, innanzitutto, che la felicità individuale dipenda da due fattori: dal destino e dal carattere di un individuo perchè il primo distribuisce la carte, ma il secondo decide come giocarle. Questa teoria è arricchita, nel testo, da riferimenti ad altri pensatori come Max Scheler – il filosofo tedesco dell’etica – il quale sostiene che in TEORIA ognuno di noi ha gli stessi diritti, nel ricercare la felicità, di tutti gli altri, ma che poi, nella realtà, le opportunità cambiano a seconda dell’educazione, dei cosiddetti “poteri genuini” (appunto, le virtù o i difetti del temperamento) e delle condizioni economiche; Alexis de Tocqueville, già nel 1835 nel suo importante saggio La democrazia in America, sottolinea quanto la ricerca del benessere, singolo o collettivo, sia un supplizio di Tantalo in quanto, una volta ottenuto il famigerato benessere, le persone non riescono più a farne a meno e ne ricercano sempre di più.
E questo si ripercuote anche nelle relazioni: “Il vero problema, in quest’epoca,”, scrive Bauman, “è che l’abitudine di farsi degli amici contandoli, moltiplicando il loro numero, e di essere assorbiti in questo genere di attività, lascia molto poco tempo per acquisire le competenze sociali necessarie a negoziare i propri rapporti, la propria coabitazione con altri esseri umani, pieni e reali”. Siamo, invece, come Adamo, il primo uomo sulla terra che nelle parole di Umberto Eco è “bestiale e solitario”, che vive “…in una comunità dove ciascuno ha deciso sistematicamente di non guardarsi mai l’un l’altro…”.
Il grande sociologo lascia un testamento importante contro questa deriva: la vera felicità comincia a casa, in contatto con le altre persone, quelle che ci stanno più vicine, che ci sono più care e poi il cammino continua con le altre.