“Scritture al sociale”: Sarà mai possibile parlare d’amore?
di Patrizia Angelozzi
Lo stupro di gruppo, una bambinata ??..
“Una bambinata ormai passata” queste le parole espresse dal Sindaco di Pimonte (Napoli), Michele Palummo, in una frase molto infelice all’interno di una intervista televisiva.
Si è lasciato andare ad una superficiale e pericolosa affermazione, riferita ad uno stupro di gruppo subito da una ragazzina di 15 anni nel suo paese.
La famiglia e la ragazza hanno ‘scelto’ di abbandone il paese di residenza e l’Italia, trasferendosi in Germania, a causa delle vessazioni subite dalla propria comunità e non solo.
E’ anche vero che lo stesso Sindaco si è scusato subito dopo, ma non basta.
Ospite della trasmissione televisiva “L’aria che tira” su La7, subito dopo la sua rielezione, riferendosi al caso di cronaca divenuto tristemente famoso a livello nazionale e che sconvolse l’opinione pubblica.
Erano dodici coetanei, tra loro anche il fidanzatino della ragazza, colpevoli del reato di stupro nei suoi confronti. Si chiama ‘stupro di gruppo’.
In seguito al rilascio in messa in prova dei suoi aguzzini la decisione della famiglia al trasferimento.
Condanna e denuncia da parte di Celeste Costantino, parlamentare di Sinistra Italiana, e di Stefania Fanelli, dell’associazione Frida Kalho , La città delle pari opportunità.
Dalla condanna in poi, la stessa comunità invece di sostenere la ‘legalità e affiancare la parte lesa’ ha escluso la ragazza da ogni situazione conviviale, aggiungendo un ulteriore danno alle ferite irreversibili subite.
Realtà constatata da Cesare Romano, garante per l’infanzia e l’adolescenza della regione Campania.
Eppure parliamo di una bambina, da tutelare, da proteggere. Una ragazzina che avrebbe sicuramente voluto altro invece che trovarsi a denunciare cosa le era accaduto, la violazione più dolorosa per la sua età.
Inutili a questo punto le scuse del Sindaco che ha rettificato le sue parole con :
“infelici e assolutamente improprie” e condannando lo stupro come “quantomai grave”.
Da che parte ricominciare ad insegnare ai genitori, agli educatori, ai protagonisti della politica l’A,b,c, del rispetto, della dignità, della legalità?
E a questo proposito, quanto tempo sarà ancora necessario per stabilire ‘pene certe a reati così importanti?’
Mentre le liste si allungano, vale la pena ricordare quante hanno subito anche il processo mediatico e del posto nel quale vivevano, e sono tante. Troppe.
Quando una donna denuncia una violenza, dalla ragazzina alla donna adulta, paga le conseguenze prima sulla propria carne, poi attraverso le parole e le situazioni di una comunità che ancora vive nel degrado.
Sarà mai possibile parlarle d’amore ?
Amare non significa giustificare!