Lo sgombero forzato dei rom
polizia di Stato, Polizia municipale: circa 70 agenti di Roma
Capitale hanno preso parte, nei giorni scorsi, allo sgombero forzato
del campo abusivo di Via Salviati.
ha fatto seguito all’ordinanza del sindaco Marino n. 184 del 5 agosto
con la quale si disponeva “il trasferimento immediato di persone e
cose dall’insediamento abusivo di nomadi sito in Via Salviati al
ricollocamento presso il villaggio della solidarietà di Castel
Romano”; secondo il Campidoglio, lo sgombero si è reso necessario
a causa delle condizioni igienico-sanitarie del campo sulla Collatina
che risultano estremamente precarie per la mancanza di acqua, luce e
servizi.
famiglie rom avevano accettato il trasferimento e l’assessore al
Sostegno sociale e Sussidiarietà, Rita Cutini, aveva dichiarato che
“ogni persona poi deciderà se aderire o meno alle alternative
proposte”, aggiungendo: “ La volontà dell’assessorato di
individuare e promuovere percorsi di inclusione e integrazione c’è
tutta. Il rispetto delle regole è tuttavia la premessa
indispensabile per costruire insieme alle famiglie rom dei percorsi
veri di inserimento, basati sulla fiducia e sul rispetto reciproco”.
diverso avviso sono i rappresentanti di Amnesty Internazional,
Associazione 21 luglio e Centro europeo per i Diritti dei rom (Errc)
che hanno sostenuto che lo sgombero ” Non rispetta standard e
garanzie procedurali, ponendosi in continuità con le ripetute
violazioni dei diritti umani perpretarti già dalla precedente
amministrazione capitolina”. Dopo l’ordinanza del sindaco Marino,
la comunità rom aveva scritto, in una lettera aperta, di non voler
continuare a vivere in un ghetto e aveva lanciato un appello per
richiedere un dialogo diretto con i membri delle istituzioni, ma –
secondo i dati raccolti dalle tre organizzazioni – gli incontri non
possono essere considerati come “genuine consultazioni”, se si
prendono in considerazione le modalità, le tempistiche e il numero
dei partecipanti.
Associazione 21 luglio e Errc hanno concluso che: “ …I villaggi
della solidarietà del Comune di Roma non possono essere ritenuti
un’alternativa alloggiativa adeguata, essendo stato comprovato come
condurre la propria vita all’interno di detti insediamenti
compromette la fruizione di diritti imprescindibili sociali ed
economici e condiziona fortemente la vita dei suoi abitanti, spesso
anche in dispregio dei diritti umani”.
il comunicato stampa, diffuso dall’Associazone 21 luglio
settembre 2013 ,
l’attore
Moni
Ovadia, il
giornalista Gad
Lerner e
il presidente della Commissione Straordinaria per la tutela e la
promozione dei diritti umani del Senato Luigi
Manconi hanno
reagito alla notizia del primo sgombero forzato di un insediamento
rom nella Capitale condotto dalla nuova giunta guidata da Ignazio
Marino. Lo sgombero era già stato condannato e definito “una
grave violazione dei diritti umani”
da Amnesty International Italia, Associazione 21 luglio e il Centro
Europeo per i Diritti dei Rom (ERRC).
«Le ragioni e le
modalità dello sgombero del campo rom di Via Salviati a Roma
avvenuto questa mattina ci preoccupano – scrivono Ovadia, Lerner e
Manconi -. Secondo Amnesty International, l’Associazione 21 luglio e
il Centro Europeo per i Diritti dei Rom, l’operazione è stata
effettuata senza rispettare
“gli
standard e le garanzie procedurali previsti dalla normativa
internazionale”.
Noi pensiamo che la
valutazione di tre associazioni così autorevoli non possa essere
ignorata. Tanto meno da parte di una amministrazione come quella
guidata dal sindaco Ignazio Marino che ha la nostra simpatia e il
nostro sostegno. Anche per questa ragione chiediamo che si trovi una
soluzione, la più urgente possibile e quella che maggiormente tuteli
la salute e rispetti i diritti fondamentali delle persone sgomberate.
E chiediamo che immediatamente
si riprenda il confronto
con una rappresentanza
dei nuclei familiari interessati. Ciò al fine di predisporre dei
seri percorsi di integrazione che rispondano alla Strategia nazionale
di inclusione dei rom, sinti e caminanti adottata dal governo
italiano in attuazione della Comunicazione della Commissione europea
che sottolinea la necessità di superamento del modello “campo”.